Patrizia Cattaneo


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Sindone

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L’ UOMO DELLA SINDONE È IL RISORTO?


Patrizia Cattaneo © 2007


Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Allora Pilato ordinò che gli fosse consegnato. Giuseppe, preso il corpo di Gesù, lo avvolse in un candido lenzuolo e lo depose nella sua tomba nuova, che si era fatta scavare nella roccia; rotolata poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, se ne andò (Mt 27,58-60).

LaSindone è un misterioso lenzuolo di lino (sindòn = lenzuolo, telo) lungo 4,37 metri e largo 1,11 tessuto “a spina di pesce”, con filato ritorto a Z (cioè in senso orario), una tecnica diffusa duemila anni fa in Egitto, in Palestina e in molte zone del Medio Oriente di cui già nel medioevo non si trova più alcuna traccia, perché sostituita dal filato ritorto a S (in senso antiorario).
Il lenzuolo, custodito a Torino dal 1578, presenta macchie di sangue coagulato del gruppo AB, DNA maschile, accompagnate da siero sanguigno (cioè sangue di cadavere). Queste non sono l’unica impronta sul telo, che presenta anche una tenue immagine "in negativo" (come i negativi fotografici), di un uomo ebreo con barba e capelli lunghi, violentemente ferito, flagellato e crocifisso, con le mani incrociate e le dita allungate e distese, secondo un’usanza funebre giudaica del primo secolo.
L’impronta sindonica corrisponde perfettamente all’iconografia tradizionale di Cristo presentata dai vangeli. La Sindone ha subito vistose bruciature a causa di un incendio divampato nel 1532cappella di Chambéry in Francia, dove era custodita.
Essa è da secoli oggetto di studi e di infiniti dibattiti, da parte di scienziati, storici, teologi, che non sono ancora riusciti a dimostrare concordemente che quell’uomo sia il Cristo, sebbene molte ricerche avvalorino ampiamente questa ipotesi.

IL POLLINE
Gli studiosi hanno trovato sulla Sindone tracce di polline e di aragonite, una terra presente nell’area del Calvario. Nel 1997 Avinoam Danin, un botanico autorevole della Hebrew University di Gerusalemme, ha stabilito che la specie di polline presente in quantità più massiccia - il
Gundelia tournefortii - può provenire solo da piante che crescono da marzo a maggio nella zona di Gerusalemme. Max Frei, un criminologo svizzero, aveva già individuato 58 tipi di polline sulla Sindone, provenienti dall’area del Mar Morto, dalla steppa anatolica della Turchia, dai dintorni di Costantinopoli e dall’Europa occidentale. Danin rilevò però che intorno al capo dell’uomo sindonico la presenza di polline è così massiccia da far supporre che i fiori abbiano toccato direttamente il lenzuolo. Gli ebrei usavano spargere infatti fiori freschi intorno al capo dei defunti.

L’UOMO SUL TELO
Il lenzuolo è dello stesso tipo usato per avvolgere i cadaveri in Palestina all’epoca di Cristo. La salma veniva posta supina sul lino, coi piedi rivolti verso l’estremità e il capo verso il centro. L’altra metà del lenzuolo veniva ripiegata sul cadavere, che restava così avvolto nel telo funebre.
Ci sono pervenuti migliaia di lini funerari antecedenti la nascita di Cristo, o usati per la sepoltura di cristiani copti: solo pochi presentano qualche macchia di sangue e su nessuno sono state riscontrate immagini. Solo la Sindone reca l’impronta di un uomo che ha il corpo violentemente ferito, dal cui volto tuttavia sprigiona serenità e pace, e che non contraddice in nulla il racconto dei Vangeli. L’uomo è stato crocifisso ai polsi, è stato flagellato, ha portato un oggetto pesante su una spalla, presenta ferite al capo e alla fronte; ha lesioni al naso e alle ginocchia dovute a una caduta; le gambe non sono state rotte; ha una lesione ellittica al costato, da cui sono usciti sangue e siero; ha i piedi trafitti e sulle piante tracce di aragonite, un terriccio presente sul Calvario.

UNA SFIDA ALLA SCIENZA
I raggi X, la fluorescenza e la microchimica hanno escluso che l’immagine sia stata originata da metodi pittorici. Lo confermano gli ultravioletti e gli infrarossi. Essa non è frutto di un dipinto, non presenta tracce di colori, di pigmenti o inchiostri e non è una stampa. Non è neppure dovuta a una strinatura, cioècontatto con un bassorilievo surriscaldato, che la trapasserebbe da parte a parte, mentre l’impronta sindonica è lieve. L'immagine interessa infatti solo le fibrille più superficiali del lino e sul rovescio della stoffa non è presente. La microchimica esclude anche la presenza di spezie, di oli o secrezioni biochimiche sul corpo, che potrebbero aver causato l’impronta, facendo decadere la teoria che l’immagine sia stata prodotta dagli aromi funebri con cui si usava ungere il cadavere prima della sepoltura. Infatti, secondo i riti giudaici, i morti di morte violenta non venivano lavati, perché il loro sangue era ritenuto impuro, e neppure venivano cosparsi di aromi.
Neppure il solo contatto del sangue può aver provocato l’immagine. L’ipotesi potrebbe forse valere per il tronco, ma il solo contatto ematico non può assolutamente spiegare l’alta risoluzione dell’immagine del volto, rilevata dai test fotografici. Insomma, la scienza si scontra con un fitto mistero a cui non è ancora in grado di dare pienamente risposta.
Le analisi condotte col VP-8 - un apparecchio della Nasa per estrarre le informazioni tridimensionali dalle foto satellitari - mostrano che nell’impronta sindonica è codificata un’informazione tridimensionale. Non può quindi trattarsi di un dipinto né di una fotografia, che non contengono informazioni di questo tipo.
L’impronta sindonica si sarebbe quindi formata per un procedimento energetico sconosciuto.
Allora davanti a queste scoperte sconcertanti, perché gli scienziati non concordano tutti sull’autenticità della Sindone?
La risposta è che malgrado gli sforzi dei ricercatori, a oggi la scienza non è ancora giunta a una spiegazione del fenomeno sostenibile contemporaneamente dal punto di vista fisico, chimico, biologico e medico insieme.
La scienza ci aiuta soltanto a capire che le macchie di sangue sulla Sindone appartengono a un uomo flagellato, crocifisso e sepolto nell’area di Gerusalemme probabilmente nel primo secolo; ci dice che l’immagine non è opera umana. Ci dice anche che le macchie di sangue sul lenzuolo e l’immagine misteriosa si sono impresse sul telo in due tempi diversi: le impronte ematiche si sono formate durante l’avvolgimento del corpo, l’immagine si è invece formata quando il lenzuolo era disteso. Essa non ha tuttavia attraversato le macchie ematiche, perché il sangue, depositatosi per primo, ha fatto da schermo.

UNO STRANO PITTORE
Senza scomodare la scienza, per escludere che l’immagine sindonica sia frutto di un dipinto basterebbe la logica. Infatti l’uomo della Sindone non può essere visto che a uno o due metri di distanza. Come afferma il Dr. John H. Heller, un ipotetico pittore, per vedere il lavoro, avrebbe dovuto tenersi a un paio di metri dalla tela e usare un pennello altrettanto lungo, composto di una sola setola, per dipingere singole fibrille del diametro di 10 - 15 millesimi di millimetro.
Avrebbe poi dovuto usare un enorme microscopio con un’enorme lente per controllare l’azione del pennello di una sola setola sulle fibrille di 10 micron ciascuna, distanti un paio di metri. E avrebbe ben presto manifestato gravi problemi al sistema nervoso, nel tenerlo fermo.
Oggi esistono strumenti di fisica ottica in grado di compiere tali
performance, ma operano solo se sono collegati a un set televisivo in bianco e nero. L’artista della Sindone avrebbe dovuto invece disporre di un monitor a colori, perché il giallo paglierino non viene registrato in bianco e nero.
In più avrebbe dovuto conoscere esattamente il numero di fibrille da dipingere e dipingerle al contrario, come in un negativo fotografico, malgrado la fotografia sia stata inventata nel XIX° secolo, e inserire un’informazione tridimensionale nel dipinto.
Ovviamente per dipingere avrebbe dovuto usare sangue umano maschile, sia
pre-mortem che post-mortem e siero albumina per gli aloni intorno alle ferite, sostanza visibile solo agli ultravioletti, non alla luce bianca. Così il nostro artista avrebbe usato anche un pigmento invisibile.

UN'IPOTESI SCONCERTANTE
Accanto alle considerazioni del Dr. Heller c’è un’ipotesi tanto lapalissiana quanto sconvolgente, avanzata da un sindonologo americano, secondo cui l’immagine impressa sul telo funerario non sarebbe quella di un uomo disteso nel sepolcro, ma di un uomo ritto in piedi, o meglio sospeso a mezz’aria, e ciò costituirebbe la traccia della Risurrezione.
La scoperta è del prof. Gilbert R. Lavoie, un’autorità in campo medico e sindonico, che ha studiato il telo per vent’anni. Durante le sue osservazioni ha notato che le ombre sul volto e sul corpo denotano un uomo eretto investito di luce proveniente dall’alto. In aggiunta, se l’uomo fosse coricato, i capelli lunghi risulterebbero scomposti intorno al capo, mentre invece gli cadono diritti sulle spalle e sul dorso, com’è tipico nella posizione eretta.
Tuttavia le piante dei piedi non sono orizzontali, come appoggiate a terra, ma distese e allungate, come se l’uomo fosse sospeso a mezz’aria.
Per Lavoie il fatto che le ombre e i capelli indicano che l’uomo è eretto, e i piedi siano invece in posizione sospesa, è la prova che l’immagine sindonica si sarebbe prodotta al momento della risurrezione e poiché solo Cristo è risorto dai morti, per lo studioso questa è la conferma che si tratti proprio della sua immagine.
Per quanto suggestiva, l’ipotesi suscita un nuovo interrogativo. Lavoie sostiene infatti che i capelli piovono diritti sulle spalle dell’uomo sindonico per la forza di gravità, ma dai Vangeli sappiamo che il corpo glorificato del Risorto non risponde alla leggi della fisica, compresa quella gravitazionale.
I misteri si accavallano, forse semplicemente perché la Risurrezione è “oggetto” di fede, né può essere provata per “dimostrare” la fede, anche se la Sindone può esserne una traccia, come lo fu il sepolcro vuoto.

IL CALCOLO DELLE PROBABILITA’

È importante tuttavia sottolineare che secondo un principio della filosofia della scienza, non esiste al mondo nulla di provato in senso assoluto, ma si può provare il grado di attendibilità di una teoria, calcolando le probabilità ad essa favorevoli. Per la Sindone sono state calcolate oltre 200 miliardi di probabilità favorevoli alla sua autenticità contro una sola contraria - la variazione del 14 C - a cui alcuni scienziati hanno attribuito un’importanza conclusiva, senza considerare che la radiazione atomica che ha causato l’immagine ha anche alterato il tasso di carbonio del lenzuolo, falsandone la datazione. Quindi
statisticamente tenderebbe alla certezza che la Sindone abbia avvolto proprio il corpo del Signore e che l'immagine impressa sia la sua.


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