Patrizia Cattaneo


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San Gabriele dell'Addolorata

Luoghi di guarigione

SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA
"COSI' VUOLE DIO, COSI' VOGLIO ANCH'IO"

Copyright© 2014 Patrizia Cattaneo



In Abruzzo, ai piedi del Gran Sasso, sorge il Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, il santo dei giovani, dei miracoli e del sorriso. Gabriele morì giovanissimo, dopo aver praticato in modo radicale la vita religiosa nell’ordine dei Passionisti. Dal convento così scrisse ai suoi cari: “La mia vita è una continua gioia. La contentezza che io provo è quasi indicibile. Non cambierei un quarto d'ora di questa vita”. La sua fu un’esistenza semplice e nascosta, era un giovane entusiasta, innamorato di Gesù Crocifisso e della Madonna. Per sua intercessione e presso la sua tomba, si verificano innumerevoli prodigi e guarigioni.

Un giovane vivace e spigliato

San Gabriele dell’Addolorata nacque il 1° marzo 1838, in una famiglia aristocratica di Assisi. Era l’undicesimo dei tredici figli di Sante Possenti, sindaco della città, e di Agnese Frisciotti. Fu battezzato col nome di Francesco, ma in casa lo chiamavano tutti Checchino. In tenera età rimase orfano di madre e a tredici anni entrò nel collegio dei gesuiti. Era intelligente, esuberante, vivace, riusciva brillantemente negli studi ed in particolare nelle materie letterarie.
Elegante, vivace, spigliato, Checchino amava la danza, il teatro e la vita bella ed era sempre al centro dell’attenzione per la sua allegria. Voleva primeggiare in tutto. Dinamico e intraprendente, organizzava partite di caccia e scampagnate, animava le serate nei salotti di Spoleto, leggeva i romanzi e gli autori del tempo. Amava la preghiera ed era generoso e sensibile alle sofferenze dei poveri.

Checchino si fa religioso

Diversi lutti familiari lo costrinsero presto a riflettere sul senso della vita e Checchino capì che essa è effimera e passeggera. Sentì la chiamata a farsi religioso il 22 agosto 1856, all’età di 18 anni. Quel giorno, durante la processione mariana, mentre il quadro della Madre di Dio passava davanti a lui, sentì queste parole: “Francesco, cosa stai a fare nel mondo? Segui la tua vocazione!”. Senza perdere tempo, il 10 settembre entrò nel noviziato dei Passionisti di Morrovalle (Macerata), un austero istituto di vita contemplativa, fondato nel 1720 da San Paolo della Croce.

Qui Francesco Possenti, detto Checchino, prese il nome religioso di Gabriele dell’Addolorata. Il 10 luglio 1859 venne trasferito nel convento dei Passionisti a Isola del Gran Sasso (Teramo), per studiare teologia in vista del sacerdozio. Conformando la sua vita alla Passione del Signore Gesù, bruciò le tappe della santità, raggiungendo in poco tempo la perfezione delle virtù cristiane. Alla giovane età di 24 anni, Gabriele si ammalò di tubercolosi. Sebbene il verdetto medico fosse infausto, Gabriele attendeva la morte con gioia, perché la riteneva il passaggio verso la felicità eterna. Al suo superiore che lo esortava a pregare per la guarigione rispose: “Mi lasci piuttosto chiedere al Signore una buona e santa morte”. Per lui contava solo la volontà di Dio: “Così vuole Dio, così voglio anch'io”, ripeteva. Il suo direttore, padre Norberto Cassinelli, affermò: “Gabriele riuniva tante doti che difficilmente si possono trovare in una sola persona. Era veramente bello nell’anima e nel corpo”.


La mattina del 27 febbraio 1862, al sorgere del sole, Gabriele salutò tutti, promettendo di ricordare tutti in Paradiso e spirò senza agonia, confortato dalla visione della Madonna. Fu la morte di un santo. Tutti ricordano i suoi brevi giorni, all’apparenza comuni. Soleva dire: “Dio non guarda il quanto, ma il come. La nostra perfezione non consiste nel fare le cose straordinarie, ma nel fare bene le ordinarie”.

Un fiume di miracoli
Nel 1866, quattro anni dopo la sua morte, per la legge di soppressione degli istituti religiosi, la Comunità dei Passionisti di Isola fu costretta a trasferirsi in Puglia. La tomba di Gabriele sembrava abbandonata per sempre. Invece, il 17 e 18 ottobre 1892, cioè trent'anni dopo la sua morte, sulla tomba di Gabriele si verificarono i primi prodigi. I Passionisti in quei giorni esumarono i suoi resti con l’intento di trasferirli, ma la popolazione lo impedì, facendo la guardia alla chiesa e a tutte le vie di accesso. Il fatto convinse i Passionisti che le spoglie di Gabriele dovevano restare a Isola del Gran Sasso per volere di Dio.

Il giorno dell'esumazione si verificarono "almeno sette prodigi di rilievo", anche se il primo miracolo di Gabriele è considerato la guarigione di Maria Mazzarelli, avvenuta il 23 ottobre 1892, che ebbe una risonanza enorme. Maria era figlia dell’orefice di Isola e, a soli 20 anni, era consumata dalla tubercolosi e prossima alla morte. Racconta Padre Germano Ruoppolo, Passionista : “Allorchè la vidi la prima volta rimasi inorridito. Mi pareva un cadavere. Un lento ed affannoso respiro era il solo segno di vita. Mi ricordo di aver detto in quella circostanza: "Se la Madonna la guarisce, sarebbe un miracolo simile a quello della risurrezione di Lazzaro”. Despose Maria Mazzarelli: “Il Padre Germano mi appese al collo il Crocifisso e mi fece mettere addosso il cinto di San Gabriele, rinvenuti nella tomba pochi giorni prima. Aggiunse che dopo tre giorni avrei ottenuto la guarigione. Il triduo si concludeva domenica 23 ottobre. La sera del sabato peggiorai. Verso l’alba di domenica 23 ottobre, dissi a mia sorella di recitare le Litanie e di pregare con me il Servo di Dio. Mentre recitavamo le Litanie fui colta da un sonno placido, che da lungo tempo non avevo più avuto. Dopo un po’ mi svegliai lieta e mi sentii sanata. Le forze mi erano tornate e le piaghe si erano seccate. Da otto mesi non riuscivo più a vestirmi, né a spogliarmi, né a scendere dal letto, ma quella mattina mi alzai, mi vestii in fretta, scesi le scale e mi avviai verso la cucina con sommo stupore di tutti i miei familiari”.
Da quel momento iniziò un flusso inarrestabile di grazie che richiamarono presso la tomba del santo folle sempre crescenti di fedeli.


Un fatto curioso

Nel 1894 i Passionisti tornarono finalmente al conventino di Isola, ma dal 1894 al 1907 i miracoli non si verificarono più sulla tomba di san Gabriele, ma al di fuori della chiesa o a casa degli infermi. Alla radice c'è un curioso episodio.

Il beato Bernardo Silvestrelli, che fu compagno di noviziato di san Gabriele, quell’anno si recò a Isola come Visitatore Generale dei Passionisti.
Vedendo la chiesa gremita di gente che pregava, cantava e schiamazzava, esclamò: “Gabriele, dove vai con questo modo di fare? No, no. E’ volontà di Dio che non avvenga questo frastuono. I miracoli si possono fare anche fuori della casa di Dio”.
Gabriele, che in vita aveva ubbidito ciecamente ai superiori, ubbidì loro anche da morto e sospese i miracoli in chiesa presso la sua tomba per tutto il tempo in cui Bernardo restò in carica, cioè fino al 1907. Ma, scaduto il mandato dell’amico, riguadagnò terreno e riprese a farne più di prima.
Gabriele è stato proclamato santo nel 1920.

Alzati e cammina

Nel mese di giugno 1975, san Gabriele operò uno dei prodigi più noti e strepitosi attribuiti alla sua intercessione: la guarigione istantanea di Lorella Colangelo, nata nel 1964 in provincia di Teramo. All’età di 6 anni Lorella si trasferì con la famiglia a Montesilvano (PE). Fin dalla prima elementare, la bambina cominciò ad accusare problemi alle gambe che peggiorarono con il passare del tempo finché, il 30 marzo 1975, non riuscì più a reggersi in piedi. Gli specialisti consultati non riuscirono a individuare la malattia, finché al reparto neurologico dell’ospedale di Ancona le fu diagnosticata una leucoencefalite, un male allora incurabile, che impedisce l'uso delle gambe. Racconta la miracolata: “A metà giugno 1975, venne ad Ancona mia zia Lilla, per aiutare mia madre ad assistermi in ospedale. Domenica 16 giugno, mentre mia zia e tutti quelli della mia camerata di ospedale erano andati a messa, vidi una luce intensa, da cui uscì un frate. Indossava una tonaca nera con uno stemma a forma di cuore, aveva un mantello e i sandali ai piedi. Capii subito che era San Gabriele. Stava davanti a me e sorrideva. Aveva un viso luminosissimo, gli occhi limpidi e scuri. Mi disse: "Lorella, vieni da me, ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". Mi guardò, sorrise, si voltò e sparì. Non dissi nulla a mia zia ma, da quel giorno e per tutta la settimana, sognai San Gabriele, sia di giorno sia di notte. Bastava che mi addormentassi. Lui mi ripeteva sempre la stessa frase: "Lorella, vieni, ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". Ma dal terzo giorno in poi non sorrideva più, cominciava a essere triste. Finché, la quinta volta mi disse: "Lorella, vieni, perché non vieni? Ti addormenterai sulla mia tomba e tornerai a camminare". L’ultima volta che sognai San Gabriele, aveva il volto triste e mi disse: "Lorella, vieni, prima che scada il tempo.
Nella notte tra il 20 e il 21 giugno ebbi un forte attacco epilettico che durò circa 12 ore. La mattina del 21 arrivò mia madre, per dare il cambio alla zia, e le confidai che da una settimana mi appariva San Gabriele, chiedendomi di andare al suo Santuario dove mi avrebbe fatto camminare. Mia madre mi credette subito e mi portò dal dott. Franco Angeleri, il Primario dell'ospedale, sulla sedia a rotelle. Dopo avergli raccontato la mia visione, gli manifestò l’intenzione di condurmi al Santuario del Santo”.
Prima di dare il suo assenso, il Primario chiese a Lorella di mettere per iscritto il racconto della visione e le porse un foglio di carta intestata dell'ospedale su cui la bambina annotò: “Racconto del mio sogno: Da più di una settimana mi sogno San Gabriele e me lo vedo come una persona vera nell’immagine e mi dice: Lorella perché non vieni da me? Se tu verrai da me e ti addormenterai sopra la pietra, ritornerai a camminare”. Il Professore lesse il racconto, depose il foglio nella cartella clinica e diede il permesso alla madre di condurre l'inferma al Santuario di San Gabriele. “Così tornammo a casa a Montesilvano e il lunedì 23 giugno ci recammo al Santuario di San Gabriele”, ricorda Lorella. Giunti al Santuario, la zia Lilla la prese in braccio e la depose sopra la tomba del santo.
“Appena mi deposero sulla tomba fui colta da un dolce sonno" ricorda Lorella. "Dopo 10-15 minuti, mi apparve una luce intensa, in cui vidi San Gabriele sorridente, con un crocifisso di legno in mano. Mi disse: “Lorella mi riconosci?”. “Sì sei San Gabriele”. Mi disse: "Allora, alzati e cammina!". Aprii gli occhi, mi guardai intorno, vidi tanta gente che prima non c'era. Ero confusa. Mi alzai come se nulla fosse, scavalcai la ringhierina della tomba, mi trovai davanti mio padre che, appena mi vide, prima restò muto, poi si mise a piangere e a ridere nello stesso tempo. Quindi andai nella cappella del Santo a ringraziarlo. La mia guarigione è stata istantanea e definitiva".

Il nuovo Santuario
Il 21 settembre 2014, a Isola del Gran Sasso, è stato inaugurato il nuovo Santuario realizzato con tutte le offerte di amici e devoti di San Gabriele sparsi nel mondo, resosi necessario per contenere le folle immani di fedeli.
Il Card. Ennio Antonelli, inviato speciale di Papa Francesco, ha presieduto la cerimonia di consacrazione.

Indirizzo del Santuario dove si venerano le spoglie di San Gabriele

Santuario di San Gabriele
Via San Gabriele, 1
Isola Del Gran Sasso d'Italia (TE)
Tel. 0861 97721
www.sangabriele.org

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